PER NON DIMENTICARE
IL LAVORO
QUA E LA
I PROGETTI
INCIDERE
LE EDIZIONI E I DISEGNI
COSA BOLLE IN PENTOLA
LA RETE
Ogni tanto mi avviene anche di formulare qualche pensiero, più o meno ragionato, più o meno intelligente, più o meno utile, ma che serve, talvolta, a liberare la mente.
ancora Picasa
(14.03.2017)
Guardando le foto che vengono pubblicate si notano molte cose.
Anzitutto le persone non si preoccupano di mettere in rete le proprie foto, le foto dei figli, degli amici, delle feste. Nessuno sembra proccuparsi dei problemi di protezione dei dati, di possibili frodi o di eventuali truffe.
Poi le facce che si vedono sulle foto: non è difficile imbattersi in lingue protese in smorfie per nulla gradevoli. Sembra che la gente non sappia come atteggiare la propria espressione quando viene fotografata e pensa forse di presentarsi con un volto nuovo tirando fuori la lingua.
Qulae sarà la molla che fa scattare questo comportamento?
Chissà.
Perché su facebook?
(14.03.2017)
Che ci si fa su Facebook? Dicono che si incontrano gli altri, gli amici. In pratica si mettono delle frasi che devono essere interpretate e, per la mia "forma mentis" non sono per nulla evidenti. Poi qualche foto.
Che incontri sono? Ci servono? Un incontro, per avere qualche validità, ci dovrebbe per lo meno arricchire di qualche cosa. Qui mi sembra che ci impoverisca: sicuramente impoverisce la lingua - puntini sospensivi, esclamativi, interrogativi, faccine - ma non aggettivi appropriati, frasi ben costruite, parole ricercate.
Un'amicizia, poi, è qualche cosa di molto più profondo, qualche cosa che difficilmente si trova, contrariamente a quanto promettono su facebook.
E le foto? Quante foto con facce istupidite, con la lingua fuori in un gesto insulso, che sicuramente non vale la pena di essere immortalato (magari fosse il famoso pernacchio di De Filppo www.youtube.com/)
Vuoi chiudere?
(14.03.2017)
Alla domanda le risposte sono "esci" oppure "annulla".
Come si può scegliere la risposta, se non ha nessun tipo di riferimento alla domanda?
Non si dovrebbero proporre delle risposte più sensate come "si" o "no"?
Purtroppo i software sono pieni di queste situazioni, sembra che chi li pensa nonabbia letto la domanda e proponga delle risposte casuali. E pensare che il software si sviluppa spesso con diagrammi di flusso dove le risposte sono sempre si o no.
Penso che manchi una buona conoscenza della logica, la semplicità del ragionamento, i concetti, vorrei dire l'intelligenza
Futuro o ritorno?
(14.03.2017)
Prima gli egizi o prima i cinesi? O addirittura l'uomo delle caverne?
In ogni caso la comunicazione avveniva attraverso piccole immagini, i bisonti sulle pareti delle caverne, gli ideogrammi cinesi o i geroglifici egiziani. Col tempo si sono trasformati e da disegni che indicavano solo oggetti sono diventate parole che indicavano azioni o addirittura sentimenti. Poi è venuta la scrittura, i disegni si sono trasformati in lettere alfabetiche o sillabe da mettere insieme per esprimere concetti, pensieri, sentimenti.
Oggi la tendenza della comunicazione è verso l'immagine e si cercano simboli per poter comunicare senza la necessità di una lingua. C'è un ritorno all'immagine, più semplice, più immediata, ma molto più povera di contenuti e ci farà rimpiangere una frase ben costruita, con gli appropriati aggettivi, con una sintassi corretta.
la sventura
(14.03.2017)
La malaugurata idea di installare office 2007 mi è balenata questa sera.
Perché un qualunque inutile programmatore o pensatore deve permettersi di cambiare cose che sono ormai consolidate?
Perché, se non hai l'amico che ti dà una dritta, non riesci più a trovare il semplice tasto "stampa"?
E perché, infine, sempre lo stolto programmatore deve pensare di cambiare la definizione della misura dell'altezza del carattere da "corpo", che si usa da più di 500 anni, con la parola "calibro"? Forse perché oggi le parole sono diventate proiettili?
Io sparo delle frasi in calibro 7,65, speriamo che la polizia non mi arresti...
Infine l'aggiunta del generatore automatico di equazioni con la possibilità di inserire automaticamente la formula della serie di Fourier, penso che sia la cosa più utile che sia stata inserita
libri e libri
(14.03.2017)
un foglio, tanti fogli, tante pieghe, tutto cucito assieme, protetto da due cartoni e da una ricopertura di carta di tela di pelle decorata con disegni e con scritte: sono io, il libro.Sono stato il compagno fedele di tanti, o l'oggetto del disprezzo di altri; mi hanno amato odiato trattato con cura o maltrattato riposto in bei mobili o bruciato; resisto da centinaia di anni; sono passato attraverso guerre e rivoluzioni e ogni tanto qualcuno mi rifà nuovo.
Ma adesso vogliono farmi diventare un insieme di tanti piccoli codici: non ho più il mio carattere, la mia personalità. Sarò in giro per il mondo affidato a macchine sofisticate che mi terranno in vita fino a quando funzioneranno. Poi la mia sorte potrebbe essere segnata. Potrei essere cancellato per sempre e non ne rimarrà più traccia.
Nessuno potrà più tenermi tra le mani, passeggiare in un viale ombroso o sulle rive di un lago ascoltando quello che ho da dirgli non potrà più fare annotazini sul margine delle pagine, sottolineare una frase che gli è piaciuta o piegare l'angolo della pagina per ricordarsi dove è arrivato a leggermi; si, preferirei avere gli angoli alle pagine, che ho sempre odiato, piuttosto che cadere nell'oblio.
ancora link
(14.03.2017)
Considerando più attentamente le parole link e bookmark si può notare chiaramente come spesso siano usate in modo scorretto. In una pagina di un sito ci sono dei richiami ad altri siti, dei consigli, delle proposte; e questo si può definire una raccolta di bookmarks o segnalibri.
Infatti, a ben pensarci, quando utilizzate un navigatore e volete ricordarvi un sito che avete visitato, lo mettete tra i bookmarks; anzi molte pagine propongono bookmark this page per invogliarci a metterlo tra le cose di cui dobbiamo o vogliamo ricordarci.
Nessuno ci propone link this page.
Il link è appunto qualche cosa che connette due elementi, un legame, uno scambio che si fa tra due siti o tra pagine di un sito.
Quindi non più i miei link, ma i miei bookmarks.
Search
(14.03.2017)
Search ovvero cerca: si ritiene che tutti i siti necessitino di un "cerca" come se i contenuti fossero migliaia e fosse difficile trovare quello che si sta cercando.
Forse i contenuri non sono migliaia ma solo poche decine e forse, soprattutto, il sito non è ben organizzato così che non si riesce a trovare quello che si sta cercando.
Un buon indice o "menu" ben fatto dovrebbe permette di trovare tutto facilmente.
Ma c'è di più: cercare una parola non da, spesso, i risultati sperati. Noi definiamo una cosa con un nome, ma anche chi ha fatto il sito una la stessa terminologia? Per esempio cerchiamo un ristorante, ma... quello che cerchiamo si chiama trattoria taverna grotto o altro e quind inon troveremo mai quello che cerchiamo.
E questo succede in tantissimi casi.
Per non parlare di ricette di cucina dove lo stesso ingrediente cambia nome secondo la regione.
Ma non solo.
Se per caso un nome è scritto con un errore, non verrà mai trovato: una tratoria con una sola t non comparirà mai nelle nostre ricerce.
E ancora: mi è successo di non trovare una parola perché chi l'aveva scritta, per metterla in evidenza, aveva introdotto uno spazio tra ogni lettera "t r a t t o r i a".
Conclusione: meglio creare robuste e pensate categorie soprattutto chiare e indicative del contenuto
Nitido
(14.03.2017)
Per anni la comunicazione ha cercato la nitidezza dei caratteri. Forse il concetto era che più nitide si scrivevano le parole, più chiari risultavano i concetti espressi.
Caratteri sempre meglio incisi e fusi, poi incisioni in rame dalla meravigliosa definizione realizzate con grande perizia e infine la litografia che permetteva linee sottilissime.
Con la stampa si sperimentavano e cercavano inchiostri molto "duri" per evitare le sbavature.
E anche molto neri, perché il testo fosse perfettamente leggibile.
Testi "grigi" erano considerati un difetto di stampa, una cattiva inchiostrazione, una mancanza di inchiostro.
Quando è iniziata l'era dell'offset il primo problema che fu necessario risolvere fu proprio la presenza dell'acqua di bagnatura che rendeva i contorni del carattre un po' sfumati e quindi sgraditi.
La calcografia, utilizzata per le banconote e i francobolli, presentava caratteri estremamente nitidi con addirittura un piccolo rilievo.
La rotocalco, per contro, che presentava la necessità di retinare i caratteri, non ebbe mai successo nelle stampe di qualità dove predominava il testo.
Poi sono venuti i primi schermi con i caratteri formati da matrici di pochi punti, ma anche in questo caso i contorni erano nitidi anche se i caratteri reano resi con pochi punti.
Lo stesso è successo con le stampanti ad aghi.
Poi sono venuti i monitor che permettevano di visualizzare caratteri e stampanti con 300, 600,1200 punti.
Si sono creati degli algoritmi che permettono di di visualizzare con buona qualità caratteri anche abbastanza piccoli.
Dopo tutta questa ricerca, durata almeno quattro secoli è venuto photoshop.
Nato per trattare le immagini è talvolta utilizzato per creare del testo per il web, ma alcuni piccoli e semplici calcoli ci faranno capire che non è il giusto strumento per scrivere.
Le immagini per il web hanno una risoluzione di 72 punti per pollice: questo vuole dire che un testo con un occhio di 3 millimetri corrispondente a un corpo 20, ha a disposizione una matricce di solo 8 pixel per rappresentare una lettere: troppo pco per poter avere un buon carattere.
Photoshop a questo punto aggiunge delle sfumature per compensare la scarsa disponibilità di punti, ma così il carattere perde completamente la nitidezza, con una coseguente perdita consistente di leggibilità.
Se a questo aggiungiamo la realizzazione del carattere in grigio anziché in nero, tutti i concetti di leggibilità perseguiti e studiati per anni vengono gettati a mare.
In tutto questo non si tiene conto che il carattere presentato sul monitor utilizza algoritmi completamente diversi da quelli che usa photoshop e di conseguenza la nitidezza è completamente diversa.
Peccato
vademecum
(14.03.2017)
Me ne sono passati tanti tra le mani, qualcuno l'ho anche conservato. In ognuno di essi si trova di tutto: le solite conversioni tra gradi celsius e fahrenight, i chilometri in miglia, la superficie del ettagono regolare, il volume del toro. Ma anche altre e più curiose informazioni come le antiche unità di superficie agricola, tra cui la stadia il moggio la giornata, o la velocità periferica di una ruta in relazione al numero di giri e al diametro, o ancora le temperature di solidificazione o di ebollizione di tanti prodotti, il peso specifico o infine il peso di un metro cubo di erba o di fieno o di paglia.Tutto, insomma, quello che ci è necessario per sopravvivere .
Mi sorge spontanea una riflessione: non c'è più l'uso di distribuire questi meravigliosi oggetti dalla indescrivibile inutilità, ma si supplisce abbondantemente con i siti internet. Ognuno vorrebbe che sul suo sito ci fosse di tutto. Il sito si preoccupa di propagandare bulloni e perché non mettere anche gli indirizzi dei produttori di chiavi inglesi? Fino a qui potrei anche accettarlo, ma già che mettiamo come arrivare allo stabilimento, perché non mettere anche la meteo; magari qualcuno, vedendo che c'è il sole è più invogliato a venire. E i benzinai che troverà sulla strada e il ristorante nel quale potrà andare a mangiare o l'albergo nel quale dormire e ancora, perché no, quel bel negozio di vestiti all'angolo dove comprare un regalo alla moglie, quando si rientrerà a casa.
E non dimentichiamo la squadra di Basket alla quale siamo affezionati. E un po' di musica per allietare la visita così noiosa a un sito fatto tutto di bulloni.
Ah già, stavamo vendendo bulloni, ma chi se ne ricordava più?
blog
(14.03.2017)
Si, anche questo è un blog, ci scrivo quello che mi passa per la mente, può essere inutile oppure qualcuno potrebbe trovarci qualche idea o uno spunto per riflettere (si, è vero, sono un po' presuntuoso).
Di tutto parlano i blog, di cose inutili e di discorsi utili o interessanti. Mi piace immaginare un blog dedicato al turismo, anzi una serie di blog con vari argomenti, lo sport le passeggiate la cultura la gastronomia.
Ciascuno potrebbe partecipare e scrivere le proprie impressioni sul luogo, sulle persone che incontra, sul paesaggio o sull'accoglienza.
I lettori potrebbero farsi un'idea molto più reale del luogo che vogliono scegliere per le vacanze. Un po' come i commenti su Amazon per quanto riguarda i libri (alle volte veramente utile) o il commento sugli alberghi che si possono mettere su Venere o su Booking.
Certo, qualcuno con la "coscienza sporca" potrebbe avere timore di questo sistema, ma sarebbe un incentivo per migliorare e per conoscere quali sono i problemi reali che un turista incontra.
Ma chi avrà mai il coraggio di mettere in atto un simile progetto?
link
(14.03.2017)
dal dizionario "merriam webster" si legge che link è qualche cosa che unisce, un anello della catena, un collegamento.
Ne deduco quindi che ci devono essere due parti e che le stesse sono collegate nei due sensi.
Linkare vuole quindi dire che due coso sono unite tra di loro e qualunque delle due io consideri, la troverò collegata all'altra.
Perché, allora, parlare di link quando uno mette, appunto, un link verso un oggetto ma da quell'oggetto non è collegato il mio oggetto di partenza?
In questo caso molto meglio sarebbe parlare di riferimento o indicazione, ma mai di link.
Un po' come dire "io amo quella ragazza", ma quella ragazza non sa neppure che io esisto, anzi se ne va per il mondo e non mi riesce più di rintracciarla, di rivederla.
Così sono i link che la gente si ostina a mettere sui siti: anzitutto sono solo riferimenti e molto spesso si riferiscono a cose che non esistono più, che se ne sono andate per il mondo insieme alla ragazza che amavamo.
Che utilità possono mai avere questi link?
Spesso conserviami i biglietti da visita di persone che avevamo conosciuto tempo fa.
Quando li riprendiamo in mano per qualche motivo scopriamo che le persona non lavora più in quell'azienda, ha cambiato indirizzo, non ha più lo stesso telefono.
Così sono gli pseudolink che la gente continua a proporre sui siti.
Forse che chi li mette vuole fare vedere che è bravo e che lui si, sa dove trovare le notizie?
Accenti
(14.03.2017)
Mettere l'accento, accentare, quindi mettere in evidenza, in risalto.
Ma servono veramente gli accenti? Mettono in evidenza qualche cosa?
La lingua inglese vive senza accenti affidando pronuncia e intonazione solamente alla conoscenza della lingua.
Il cinese, pur avendo intonazioni molto più complesse di altre lingue, non ha accenti e solo la conoscenza dell'ideogramma e, a volte, il significato che assume nel contesto, ne permette la corretta lettura.
L'italiano ha, in alcuni casi, la necessità di mettere un accento per distinguere una aprola da un'altra che altrimenti, al di fuori dal contesto, avrebbe significati diversi.
Nel contempo ci sono parole uguali con significati diversi che non venono accentate; prendiamo ad esempio pesca (frutto) e pesca (l'atto del pescare) o addirittura parole che hanno significati diversi che si possono capire solo dal contesto come molare (verbo) e molare (sostantivo).
Quindi perché affannarsi tanto a utilizzare gli accenti?
Vero è che in italaino, come in altre lingue, posso leggere una parola senza saperne il significato. In questo caso l'accento mi permette di leggerla correttamente; ma che importa se, comunque, non so che cosa vuole dire?
Non così per il cinese, dove, se non conosco il significato dell'ideogramma, non lo posso neppure leggere.
Perché e perche o più e piu sono uguali e chi sa l'italiano sa anche come leggerli; oggi poi le nuove generazioni usano xche e + alla faccia dell'uso degli accenti
Presunzione
(14.03.2017)
Presuntuoso, presumere, supporre, supponente
Etimologicamete derivato da sapere prima, e quindi senza aspettare le ragioni o i pensieri o le idee degli altri. Una dei peggiori difetti che può avere chi vuole lavorare in gruppo. Forse anche uno dei peggiori difetti per vivere con gli altri.
Sapere tutto prima vuol dire precludersi la possibilità di sapere cosa ne pensano gli altri come pure fare tesoro delle esperienze e delle idee degli altri.
Il presuntuoso sa già tutto in anticipo, quello che sa lui è il meglio, tutto quello che sanno gli altri è assolutamente inutile. Nessuna idea può scalfire gli assunti del presuntuoso; inutile parlargli, inutile dialogare.
Ecco, è proprio il dialogo che manca al presuntuoso.
Lasciamolo pensare quello che vuole e "non ti curar di lor, ma guarda e passa"
Colore
(14.03.2017)
Gialli, rossi, verdi, blu, grigi; il mondo è fatto di colori. Non possiamo immaginare un mondo in bianco e nero. Ma come usiamo i colori? Quali sono i nostri rapporti con i colori? La psicologia si spreca nel definire i caratteri in base ai colori che si preferiscono. In tutto questo non trovo, però, un accenno all'intensità dei colori che si usano. Uso l'arancione, sono solare e positivo. Ma se l'arancione che uso è debole, una tonalità chiara, anzi chiarissima. Sono ancora positivo? Non sono uno psicologo, ma potrei immaginarmi che l'uso di una tonalità chiara sia dovuta a una paura di posizionarsi, di rivelarsi. Potrei pensare che più è chiaro il colore più il soggetto è insicuro. E se usa il grigio? Già il grigio di per se stesso è il colore dell'insicurezza del dubbio, se non è supportato da altri colori decisi. Se è chiaro e abbinato a colori pure chiari, sarà, per caso, l'indicazione della massima insicurezza o indecisione?