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Realtà o finzione?

(06.10.2018)
Vediamo continuamente persone impegnate in avventure che sembrano pericolosissime: ci rendiamo conto che se possiamo vederle vuole dire che c'è alle spalle una troupe che fa le riprese con tutta l'attrezzatura e i mezzi necessari. Quindi o stiamo assistendo a un falso o, nella peggiore delle ipotesi, a un montaggio. E ce lo spacciano per "realtà".

Su Facebook

(06.10.2018)
Che ci si fa su Facebook? Dicono che si incontrano gli altri, gli amici. In pratica si mettono delle frasi che devono essere interpretate e, per la mia "forma mentis" non sono per nulla evidenti. Poi qualche foto.
Che incontri sono? Ci servono? Un incontro, per avere qualche validità, ci dovrebbe per lo meno arricchire di qualche cosa. Qui mi sembra che ci impoverisca: sicuramente impoverisce la lingua - puntini sospensivi, esclamativi, interrogativi, faccine - ma non aggettivi appropriati, frasi ben costruite, parole ricercate.
Un'amicizia, poi, è qualche cosa di molto più profondo, qualche cosa che difficilmente si trova, contrariamente a quanto promettono su facebook.
E le foto? Quante foto con facce istupidite, con la lingua fuori in un gesto insulso, che sicuramente non vale la pena di essere immortalato (magari fosse il famoso pernacchio di De Filppo www.youtube.com/)

Vuoi chiudere?

(06.10.2018)
Alla domanda le risposte sono "esci" oppure "annulla".
Come si può scegliere la risposta, se non ha nessun tipo di riferimento alla domanda?
Non si dovrebbero proporre delle risposte più sensate come "si" o "no"?
Purtroppo i software sono pieni di queste situazioni, sembra che chi li pensa non abbia letto la domanda e proponga delle risposte casuali. E pensare che il software si sviluppa spesso con diagrammi di flusso dove le risposte sono sempre si o no.

Penso che manchi una buona conoscenza della logica, la semplicità del ragionamento, i concetti, vorrei dire l'intelligenza

Futuro o ritorno?

(06.10.2018)
Prima gli egizi o prima i cinesi? O addirittura l'uomo delle caverne?
In ogni caso la comunicazione avveniva attraverso piccole immagini, i bisonti sulle pareti delle caverne, gli ideogrammi cinesi o i geroglifici egiziani. Col tempo si sono trasformati e da disegni che indicavano solo oggetti sono diventate parole che indicavano azioni o addirittura sentimenti. Poi è venuta la scrittura, i disegni si sono trasformati in lettere alfabetiche o sillabe da mettere insieme per esprimere concetti, pensieri, sentimenti.
Oggi la tendenza della comunicazione è verso l'immagine e si cercano simboli per poter comunicare senza la necessità di una lingua. C'è un ritorno all'immagine, più semplice, più immediata, ma molto più povera di contenuti e ci farà rimpiangere una frase ben costruita, con gli appropriati aggettivi, con una sintassi corretta.

Rispetto ed educazione

(06.10.2018)
Tutti parlano di libertà, libertà sembra essere il fare quello che si vuole.
Purtroppo la libertà intesa in questo senso, se può essere libertà per uno è privazione dell libertà per gli altri.
Perché tutti siano veramente liberi, e necessario che ciascuno rispetti delle regole e quindi non è più libero.

Una bella contraddizione

libri e libri

(06.10.2018)
un foglio, tanti fogli, tante pieghe, tutto cucito assieme, protetto da due cartoni e da una ricopertura di carta di tela di pelle decorata con disegni e con scritte: sono io, il libro.
Sono stato il compagno fedele di tanti, o l'oggetto del disprezzo di altri; mi hanno amato odiato trattato con cura o maltrattato riposto in bei mobili o bruciato; resisto da centinaia di anni; sono passato attraverso guerre e rivoluzioni e ogni tanto qualcuno mi rifà nuovo.

Ma adesso vogliono farmi diventare un insieme di tanti piccoli codici: non ho più il mio carattere, la mia personalità. Sarò in giro per il mondo affidato a macchine sofisticate che mi terranno in vita fino a quando funzioneranno. Poi la mia sorte potrebbe essere segnata. Potrei essere cancellato per sempre e non ne rimarrà più traccia.

Nessuno potrà più tenermi tra le mani, passeggiare in un viale ombroso o sulle rive di un lago ascoltando quello che ho da dirgli non potrà più fare annotazioni sul margine delle pagine, sottolineare una frase che gli è piaciuta o piegare l'angolo della pagina per ricordarsi dove è arrivato a leggermi; si, preferirei avere gli angoli alle pagine, che ho sempre odiato, piuttosto che cadere nell'oblio.

Uguaglianze

(06.10.2018)
"All'interno del Casinò non sono obbligatori l'uso della giacca e della cravatta, ma comunque è gradito un abbigliamento decoroso ovvero sono da evitare magliette senza maniche o canottiere, pantaloncini corti da spiaggia (per uomo), abbigliamento da palestra, cappelli o cappellini, calzature tipo zoccoli, ciabatte e infradito (per uomo)."

Cosa stanno ad indicare queste differenze di trattamento tra uomo e donna?
Una donna può entrare in calzoncini corti, maglietta senza maniche e infradito ai piedi.
Una donna può abbigliarsi con una scollatura, meglio se ampia e profonda, mentre un uomo con la camicia aperta è veramente poco decoroso.
Una donna può mostrare i deliziosi piedini calzati da una scarpina fatta solo di una sottile stringa, mentre un uomo che mostri le dita dei piedi è fonte di scandalo.
Una donna mostra le braccia ben tornite e anche le spalle e viene guardata con ammirazione, mentre l'esposizione delle stesse parti fatta da un uomo è guardata con sospetto e forse anche disgusto.
La signora indossa un cappello civettuolo, con un fiore o delle penne, ma magari si mette un cappellino con visiera: di lei si dirà che è alla moda ma dell'uomo che indossa lo stesso copricapo si dirà che è un cafone.

Voglio diventare anch'io donna per una vera uguaglianza

Per una rivista

(03.07.2018)
Un famoso tipografo e anche esempio di esteta ancora attuale, tale Giovanbattista Bodoni, fece un volume con una grande "accozzaglia" di caratteri: romani, aldini, cancelleresche... tutto quanto c'era di meglio all'epoca.
Il titolo, però, è "campionario di caratteri" e questo spiega tutto.
Chi invece fa una rivista utilizzando più di tre o quattro famiglie di caratteri commette una vera "mostruosità" grafica.
Se a questo si aggiunge la varietà di colori quasi fosse un arcobaleno e una cattiva interlineatura ecco che il mostro è completo.

Accetta le mie scuse, Giovanbattista, per questi delitti.

Nel 1920

(10.05.2018)
Noto i particolari:
- i compositori (si sentono un po' dei letterati) sono con camicia bianca, gilet e cravatta come pure quello in primo piano che sembra il proto, figura fondamentale in tipografia.
- i due apprendisti compositori pure in camicia bianca e cravatta, ma con il grembiule.
- l'addetto alla macchina, detto anche macchinista o stampatore, invece con la vestaglia e la maglietta (lui lavora con gli inchiostri, l'olio e il grasso).
- tutti ben pettinati, forse passati da poco dal barbiere.

Sembrano quasi con una divisa che specifica bene i ruoli e il rispetto che ci vuole per ognuno.

Oggi jeans magari strappati, magliette con scritte di dubbio gusto, trasandatezza.

Union Shop 1922 small

Accetta la jella senza parlare

(05.04.2018)
La Corte di Cassazione, nella sentenza 8389 del 25 febbraio 2008, lo ha definito un atto contrario al decoro e alla decenza pubblica, configurante pertanto un illecito penale. Infatti, secondo la Corte, toccarsi i genitali davanti ad altri soggetti, in quanto manifestazione di mancanza di costumatezza ed educazione, deve considerarsi atto contrario alla pubblica decenza, concetto comprensivo di quel complesso di regole comportamentali etico-sociali che impongono a ciascuno di astenersi da condotte potenzialmente offensive del sentimento collettivo della compostezza del decoro, generanti disagio, disgusto e disapprovazione nell'uomo medio.
La Corte sottolinea che il reato è contemplato anche se il fine del gesto è apotropaico.

La cucina "moderna"

(25.11.2017)
...spaghettino con salsa leggera di pomodori passati in olio, aglio e basilico, guarniti da una pioggia di mozzarella liofilizzata grattugiata, servito con crema di piselli metà crudi e metà cotti, funghi cardoncelli in agrodolce e bocconcini di maialino...

...pasta italiana, anzi gragnanese, burro e aringa legate più al nord Europa, e bilanciate dalla freschezza della mela a dadini (che conferisce anche croccantezza) e il sentore iodato molto umami del furikake, condimento giapponese secco (un mix di sesamo tostato, alga nori, bonito) che crea un sapore di mare intenso ma dolce...

...il gioco spinge sull'amaro e sul piccante: astenersi cercatori di delicatezza. C'è il bitter di sedano, il purè di aglio nero, l'olio e peperoncino, estratto di levistico, salsa di soia e, appunto, anemone, che si aggiunge in fase di mantecatura finale (con emulsione di latte di mandorla). A coprire il tutto una pioggerella di pangrattato al nero di seppia...

...non di seppia ma di sesamo nero, su una setosa salsa di mozzarella. Il nero è dato da una crema di cipolla di Tropea stufata e sesamo tostato. Come nota dolce si aggiunge uvetta soffritta e si bilancia il piatto con colatura di alici, zenzero e limone...

...piatto a base di gamberi di media pezzatura e ciliegie sott'aceto, da completare con salsa di pomodoro e arancia...

...il piatto celebra i prodotti tipici del territorio locale, a cominciare dalle erbe di campo selvatiche. La portata cambia nel corso dell'anno a seconda delle erbe stagionali che vanno a comporre la misticanza, unite al Monkey, un gin che esalta i sapori e i profumi senza coprirli e alla pasta di mandorle precedentemente reidratate in acqua, congelate e frullate...

Sono tutte ricette vere di cuochi famosi.

Povero Pellegrino Artusi, probabilmente dorme sonni molto agitati da quando ha scoperto come è stato travisato il significato del titolo del suo "La scienza in cucina e l'arte di mangiar bene".
La scienza in cucina era, per lui, esattezza nelle quantità, conoscenza approfondita delle materie prime, abilità nel manipolare i prodotti mentre l'arte si riferiva alla cultura del mangiare sano e bene.
Oggi la scienza in cucina è diventata un insieme di attrezzi sofisticati, chimica, manipolazioni talvolta al limite dell'assurdo, ricerca parossistica di prodotti strani e sconosciuti, abbinamenti impossibili.
L'arte è finita sull'impiattamento a creare composizioni che si piegano alle voglie del fotografo o dell'art director, ma che niente hanno a che fare con un buon mangiare. Abitudini importate, forse, dal Giappone dove si predilige spesso la forma a discapito del contenuto.
Certamente il Giapponese preferirà il "Vesuvio di rigatoni di Jaccarino" ad un assai più semplice, ma gustosissimo piatto di spaghetti al pomodoro.
Ma evidentemente in quest'orgia di "fotofoodmania" è più importante far vedere la bellezza di una preparazione che raccontare di gusti e sensazioni.

Insegne

(26.10.2017)
Beato chi non ha bisogno di insegne, distintivi, medaglie per presentare agli altri il proprio stato, la propria potenza. Le insegne, se mai, sono per i servi, gli schiavi, coloro di cui dobbiamo conoscere la funzione: l'usciere, la maschera del teatro, il sommelier, l'addetto alla vendita. Chi veramente vale può presentarsi in jeans e maglietta.

Schiavi

(14.06.2017)
I giornali, la gente, la televisione parlano degli "schiavi" che l'immigrazione crea, ma non si parla mai dei dipendenti di aziende dove un capo, più interessato alla sua carriera e ai suoi emolumenti che al bene dell'azienda, fa lavorare i dipendenti al di fuori di ogni regola con la minaccia di trasferire il lavoro in oriente dove, dice, "mi costa molto meno".
Non è schiavismo anche questo?

Vuoto sotto e... sopra

(16.03.2017)
La nuova frontiera della cucina è la cottura sottovuoto: mantiene i succhi, gli aromi, è molto salutare e non so quanti altri vantaggi presenti.

In realtà gli aromi non si sentono e tutto il gioco mi sembra solo un modo per vendere un sistema di cottura molto vantaggioso per il cuoco: i cibi così trattati si conservano in frigo per più di 10 giorni, la cottura non va seguita, si possono cuocere insieme i piatti più diversi, non si butta praticamente nulla. Peccato che una buona cottura fatta al momento abbia un altro sapore. Secondo me si tratta di uno stadio precedente alla surgelazione.

Il vuoto è soprattutto sopra, nella testa di chi usa e propaganda questo tipo di cottura.

Kindle e dintorni

(15.03.2017)
Mi sono lasciato tentare: un bel kindle per leggere qualunque libro con comodità.

Sembra comodo, una geniale idea, sempre tutto a portata di mano, senza perdere il segno, con la spiegazione delle parole sconosciute o anche la traduzione dei termini stranieri, poter mettere degli commenti e fare degli appunti.
Tutto bello a parole, ma all'atto pratico sono venuti fuori tanti problemi o difetti.

Appena si tocca lo schermo si gira la pagina, ma anche più pagine, se non si fa attenzione: e diventa difficile ritrovare il punto in cui si era arrivati a leggere.

L'impaginato dipende dal corpo del carattere che si sceglie e diventa molto casuale.

Non esiste la sillabazione per andare a capo, proprio perché cambiando il corpo non si pu&0grave; calcolare la lunghezza della riga.

Per chi ama i libri con una bella impaginazione è una vera sofferenza.

Meglio non guardare poi libri con immagini: disastroso.

Concludendo solo 50 euro, ma si potevano pure risparmiare: si viveva bene egualmente.
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