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Il filetto

(14.06.2014)
ma quale? di manzo?
No, il filetto di cui parlo è quell'elemento grafico che si utilizza in tanti casi: per sottolineare, per dividere, per contornare.
Quali sono i criteri per usarlo?
Se è una sottolineatura deve trovarsi molto vicino alle parole che si intendono sottolineare; spesso preferibile evidenziare le parole con un neretto o con un corsivo. La sottolineatura in un testo è sempre un elemento di disturbo nella lettura. Importante il peso e la distanza in rapporto al carattere.
Se posizionato lontano diventa un filetto che divide.
Il filetto che divide, o alternativamente, riunisce deve individuare chiaramente cosa divide e cosa riunisce. E' una questione di logica. Ma anche una questione di sensibilità.
Spesso un filetto, che si presume esteticamente gradevole, induce a confusione nel raggruppamento delle informazioni.
Pochi problemi invece con il filetto che serve a contornare in quanto i dubbi che lascia sono veramente pochi. Tutto quanto è contenuto tra i filetti è, o dovrebbe essere, un argomento unico.
Tralasciamo invece il fusello tanto gradevole ed elegante, ma ormai in disuso. Si può riesumarlo solo in casi eccezionali e con molta moderazione.

Stanco della legge Stanca

(14.06.2014)
Uno degli articoli della legge Stanca - la legge italiana che detta le caratteristiche che devono avere i siti istituzionali - impone di creare i siti a dimensione variabile.
L'estensore della legge chi è? Il solita pseudoesperto? Ha mai sentito parlare di leggibilità?
Illustri personaggi hanno fatto fior di studi per stabilire il corretto rapporto tra corpo del carattere e giustezza della riga (saprà, Stanca, cos'è la giustezza? gli dico, almeno, che non indica la cosa giusta, ma...)
Nel momento in cui realizzo una pagina a dimensione variabile mi troverò facilmente in situazioni dove il carattere è troppo grande per una giustezza troppo corta oppure il carattere è troppo piccolo per una giustezza troppo lunga.
Nel primo caso i problemi sono pochi, anche se la lettura non è comodissima, ma nel secondo caso la lettura è quasi impossibile. Teniamo anche conto che, se su un libro possiamo aiutarci con un indicatore per seguire l'andamento di una riga, sul monitor questo è assolutamente impossibile.
Perché dunque costringere il povero lettore ad assurde acrobazie per poter leggere una pagina? Cosa aveva in mente il legislatore? Forse voleva solo avere il suon nome legato a una legge buona o cattiva che fosse e magari anche assolutamente inutile.
Spesso non c'è bisogno di leggi, ma di conoscere quello che di buono è già stato fatto.

Una gabbia

(14.06.2014)
(di matti?)
No, parlavo della gabbia che un grafico accorto prepara con cura e attenzione prima di iniziare ogni lavoro.
E come si prepara una gabbia?
ci sono molti modi e molte teorie. C'è la parte che potremmo definire visiva, cioè la parte che darà forma alla pagina, e qui le teorie si sprecano. Dividere in un numero pari o dispari di colonne, colonne uguali o diverse, fare complicati calcoli sulla divisione della pagina con sezione aurea o altri numeri magici. E poi margini uguali, diversi, grandi, piccoli.
Ma tutte queste scelte devono essere fatte dopo che si è analizzato e studiato a fondo il contenuto che dovrà riempire la gabbia.
La parte più difficile di tutta la progettazione consiste proprio nel legare in modo coerente questi due aspetti.
Una gabbia che può sembrare esteticamente perfetta disegnata nei suoi componenti, può creare pagine assolutamente squilibrate e poco gradevoli perché i contenuti non riescono ad adattarsi allo spazio che è stato messo a disposizione.
Anche lo spazio sul web richiede necessariamente divisioni logiche dello spazio, anche se i rapporti sono molto diversi rispetto alla carta.
Non sono gli stessi i concetti di margini e gli spazi riservati ai "bianchi".
Se sulla carta i bianchi danno respiro e rendono le pagine gardevoli, sullo schermo i bianchi diventano fastidiosi e ci costringono a scorrere pagine inutilmente lunghe.
Ma senza scendere a problemi di leggibilità e navigabilità, è il bianco in se stesso che sul monitor produce un certo fastidio.
Il monitor sembra richiedere di essere riempito, ma forse possiamo notare la stessa sensazione anche sui giornali, dove viene usato ogni centimetro.
Forse che siamo condizionati dal fatto che lo schermo televisivo ci ha abituato a un rettangolo pieno di immagini?

L'immagine

(14.06.2014)
L'immagine (aziendale, naturalmente)
Quanti hanno compreso, capito, che l'immagine è il modo con cui ci presentiamo agli altri. Nè più nè meno del nostro modo di vestire o di comportarci.
Certo, c'è chi non ha un comportamento stabile, ma questo sarà una persona con pochi amici, perché nessuno potrà immaginarsi il su comportamneto nei prossimi dieci minuti e quindi non lo avvicinerà volentieri.
Un conto è avere inventiva, fantasia, idee brillanti in un contesto ben individuato e individualbile e un conto è avere comportamenti sempre diversi, che potranno anche stupire chi ci vede, ma non permetteranno il formarsi di amicizie stabili.
Mi pare che si possa dire lo stesso per un'azienda.
La sua immagine deve rappresentare sempre una linea di comportamento che il cliente possa individuare.
E il risultato lo si ottiene sia con il comportamento dei dipendenti che con la presentazione grafica.
Si va dal biglietto da visita fino alll'insegna sugli stabilimenti. Ogni piccolo pezzo di azienda deve presentarsi con un carattere definito per poter dire al cliente che siamo noi e che gli daremo quello che si aspetta.
Se per ogni cosa ci inventiamo un nuovo aspetto, il cliente si trova spaesato, non sa più con chi ha a che fare, non sa cosa l'aspetterà.
Nel caso utilizzassimo l'immagine per un prodotto, rischieremmo di perdere il cliente, che non riconoscendo la confezione comincerà a guardare anche i prodotti della concorrenza e troverà, magari, di meglio.
Negli altri casi la fiducia del cliente sarà sempre un po' diminuita da questi cambiamenti.
In fondo il cambiamento è qualche cosa che non paice a nessuno. Dietro al cambiamento c'è sempre la paura dell'incognito.
Ogni modifica all'immagine va dunque motivata, e, soprattutto, ben gestita con comunicazioni corrette che indicano un miglioramnto e i motivi che hanno portato al miglioramento.

Icone e simboli

(14.06.2014)


Su tutti i siti si trovano le collezioni più complete, ma anche più stravaganti di icone, per indicare di tutto, di più o anche niente.
L'icona o simbolo dovrebbe essere qualche cosa che ci indica un concetto o un oggetto o un comando o un divieto o infine un'informazione senza avere la necessità di una parola o frase e, quindi, di una lingua
Proviamo però a considerare i geroglifici degli egizi: sono icone o simboli e costituiscono una lingua. Lo stesso mi sembra sia per i cinesi e anche per loro spesso gli ideogrammi derivano da rappresentazioni pittoriche dei concetti. Anche gli uomini delle caverne disegnavano bufali, mammuth e guerrieri sulle pareti per raccontare una storia.
Queste civiltà hanno utilizzato i simboli come strumenti per creare una lingua.
Ma anche nella nostra epoca c'è, per esempio, il linguaggio delle segnalazioni stardali, ben codificato e chiaro e comprensibile per tutti.
Ognuno di questi linguaggi ha avuto bisogno di una codifica, di un codice che tutti hanno imparato e che tutti sanno leggere.
Non così su internet, dove i simboli vengono usati nei modi più strani: la freccia ci porterà in una nuova pagina o in un nuovo sito oppure è solo un modo per evidenziare una parola? Ma se la freccia guarda verso l'alto? e se guarda verso il basso?
E la casetta ci porterà sulla prima pagina o su un albergo?
E la lente? serve ad ingrandire oppure a cercare? Cambia di significato secondo il contesto?
Per non parlare di simboli strani, inventati li per li dal grafico di turno.
Se alcuni sono ormai entrati nell'uso comune e hanno cominciato a creare un linguaggio, mi sembra che sarebbe utile cercare di uniformarsi ai simboli esistenti e pensarci molto prima di crearne dei nuovi dal dubbio significato

Il grafico

(14.06.2014)
Bel mestiere quello del grafico: fantasia, inventiva, creatività.
Brutto mestiere, quello del grafico oggi: tutti sono diventati grafici, tutti sannno fare il grafico e la concorrenza è così assolutamente incontrastabile.
Ma cosa dovrebbe fare il grafico?
Secondo me dovrebbe avere uno spiccato senso dell'estetica per guidare e formare il gusto della gente comune.
Un lavoro come quello dell'architetto, del pittore o dell'artista che prepara il terreno per il gusto del domani.
In pratica, dal momento che tutti fanno il grafico, o si piccano di sapere come si fa, il gusto si adegua o meglio si livella verso il basso.
Le vecchie "botteghe" dove si faceva scuola e si imparava dal maestro sono ormai solo un ricordo.
Oggi è sufficiente un breve corso di qualche mese, un anno al più, per sapere tutto di una professione o di un'arte.
Si proprio un'arte, perché i mestieri, anche quelli che sembrano i più umili e semplici, richiedono di imparare proprio "l'arte del mestiere".

la lettera anonima

(10.06.2014)
In tempi passati le lettere anonime erano guardate con sospetto e disapprovazione.
Oggigiorno tutti scrivono parole, commenti, pensieri, verità nascondendosi dietro l'anonimato e se ne vantano e facebook e twitter sono fiere di ospitare e diffondere queste "lettere anonime"

Gusto

(10.06.2014)
Cosa è il gusto? Anzitutto uno dei cinque sensi, poi qualche cosa, un modo di pensare, un insieme di conoscenze, il bagaglio delle nostre abitudini e dei ricordi che ci fa scegliere tra il bello e il brutto. Purtroppo spesso quello che dovrebbe essere "nostro" viene annullato, soppiantato, precariato dalle mode, dalla brutta abitudine dell'imitazione. Peccato perché si cade spesso nel brutto, nel kitsch, nel cattivo se non pessimo gusto.

Tagli

(10.06.2014)
Perché i tagli solo sulle cose più 'semplici' da tagliare e non si taglia mai in alto per dare l'esempio?
Gli alberi si potano in alto perché crescano rigogliosi; quando si tagliano le radici ne nascono, se tutto va bene, dei bonsai.

Influsso

(10.06.2014)
Aruspici, indovini, maghi: un mondo che credevo superato e sepolto. Non è così. Moderni maghi dai nomi più fantasiosi - psicologo, coach, trainer - riempiono le teste più vuote di tante sciocchezze e, spesso, assurdità o, come si dice con disprezzo, superstizioni
E se non si ha la forza o la capacità di reagire?
Parliamo di plagio? Ma è tanto sottile e ben congegnato da non riuscire a evidenziarlo.

Mela o macedonia?

(10.06.2014)
La mela vuole sfidare tutti? Diventeremo tutti piccoli bacherozzi prigionieri nella mela? Oppure riusciremo a liberarci? Perché invece di cercare di fare cose simili non collaborano per migliorare le cose esistenti?

Comunicare

(10.06.2014)
Due ore per vedere delle diapositive e sentire una inutile voce che le legge...
Disegni inutili, e spesso senza gusto, che dovrebbero, nella mente contorta del relatore, attirare l'attenzione e magari divertire.
Il problema è che il 99,9 delle cose che dicono è assolutamente inutile.

Questo è un web meeting

Coach

(10.06.2014)
Sono più favorevole all'italiano e, oltretutto, il suono mi ricorda molto la chioccia. Ma la chioccia si preoccupa dei pulcini solo fino a quando sono pulcini.
Una volta cresciuti, ormai galletti, vanno da soli alla scoperta del mondo. Non hanno bisogno di insegnamenti di altri e l'esperienza li fortifica.
I "piccoli" dell'uomo hanno proprio bisogno della chioccia? Non riescono affrontare il mondo da soli?

Google positioning

(10.06.2014)
Un lavoro intenso per posizionarsi tra i primi: parole chiave, titoli, url descrittivi, testi adatti; tutto quanto si poteva fare per posizionarsi è stato fatto.
Adesso si cerca e si scopre che siamo sulla prima pagina: vittoria.
Ma sarà poi vero?
Proviamo a cambiare la lingua di Google search: anziché usare la pagina che ci arriva automaticamente e che, normalmente, tiene conto dalla località del nostro IP, scegliamo Google in un'altra lingua.
I risultati sono completamente diversi; non siamo più in prima pagina, ma addirittura siamo scomparsi dalla lista.
Quali sono le conclusioni?
Che il lavoro che abbiamo fatto è assolutamente inutile?
Che non riusciremo mai a scoprire quali sono i metodi di ricerca di Google?

Picasa

(10.06.2014)
Un buon servizio: metti le tue foto su picasa, le puoi condividere con gli amici, commentarle, rivederle.
Poi picasa gentilmente ti chiede se vuoi che LUI riconosca per te le persone che compaiono onelle tue foto: detto fatto in pochi minuti ti presenta ben ordiante tutte le persono, conosciute o sconosciute o (non ha raggiunto ancora grandi livelli di sofisticazione) statue.
Se riconosce la persona (dai tratti somatici?)la mette in un insieme con le altre uguali che ha riconosciuto, e devo dire che ci riesce bene.
Poi ti chiede gentilmente di aggiungere i nomi a quelli che conosci o di scartare quelli che non conosci.
Se metti un nome, controlla nei tuoi indirizzi mail se c'è qualche corrispondenza e te la propone.

A questo punto Google conosce te, i tuoi amici con le loro facce e i loro indirizzi, i luoghi dove vai (hai messo i nomi delle città e google si è incaricato di trovarli sulla mappa), magari anche quello che pensi, dal momento che hai messo dei commenti sotto le foto.

Che privaci vuoi di più?
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