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Cronaca di famiglia
autore:Aksakov, Sergej
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ISBN:9788845905742
editore:Adelphi
data di pubblicazione:1984-05-01
pagine:286
genere:Lettura
lingua:Italiano
collocazione:Soggiorno ripiano R02
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Note dell'editore
Aksakov scoprì tardi la sua vera vena di scrittore, e quasi per istigazione di amici (amici che si chiamavano, fra gli altri, Gogol e Turgenev) giunse a pubblicare, nel 1856, questa Cronaca di famiglia, che fu salutata con entusiasmi paragonabili a quelli che aveva suscitato Le anime morte. Non sembrava crederci molto egli stesso: soprattutto, si sentiva incapace di «inventare». Ma il suo segreto era un altro, il segreto russo per eccellenza: tutto ciò che racconta la sua «cronaca di famiglia» immediatamente esiste, come una roccia fra l'erba, con la stessa nettezza di profili e superfici, con la stessa evidenza, come fosse lì da sempre. Aksakov non vuole, non può essere altro che un «imparziale narratore di racconti tramandatisi oralmente»: storie di suoi parenti, filtrate dal racconto di altri parenti, servitori, amici; storie del governatorato di Ufa, nella profonda provincia russa, verso la fine del Settecento. Qui la civiltà che viene da Occidente non si è curata di lasciare altro che labili tracce. E la piccola città è circondata dalla steppa, dove ancora cavalcano i nomadi bakiri e mordvini, a cui alcuni isolati possidenti russi sottraggono, con rudimentali astuzie, sterminati terreni. Uno di quei possidenti è Stepan Michajlovic Bagrov: un uomo di antica nobiltà, incolto, massiccio, traboccante di delicatezze e di furie, che «senza sbagliarsi intuiva il male e senza sbagliarsi era attratto dal bene». Fin dal suo apparire, sentiamo di trovarci di fronte a una di quelle immense figure che segnano i primordi del romanzo russo. Dalla sua casa, dalla sua campagna, dalla sua famiglia si dipartiranno altre figure e altre storie, fino alla nascita di un primo nipote, che è l'autore stesso. Sono vicende dove incontriamo il mostruoso e il tenero, il ridicolo e il perfido, il dolce e il crudele in situazioni e ritratti che sembrano contenere in potenza gran parte di quel che poi sprigionerà il romanzo russo, mentre la discendenza più diretta della Cronaca di famiglia si riconosce in Turgenev e nel Tolstoj di Infanzia e Adolescenza. Ma ciò che qui si rivela essenziale è innanzitutto il procedere della «cronaca» come un fiume nella steppa, largo, trasparente, con improvvisi vortici e mulinelli, con gore, giunchi e rigagnoli laterali. Il grandioso personaggio del nonno, Stepan Michajlovic, si trasforma a poco a poco da oggetto in soggetto del narrare: perché sempre più, leggendo, lo sovrapponiamo ad Aksakov stesso, anziano possidente ritirato nella sua campagna, amato patriarca semicieco che ricorda - e pensa che i suoi ricordi abbiano un qualche valore solo perché aveva «vissuto una vita intera» e «conservato calore e vitalità». Era un «calore» che gli permetteva di abbracciare la vita senza escluderne niente, neppure il «ronzio da soprano» delle zanzare: «in esse sento l'estate afosa, le splendide notti insonni, le rive del Buguruslan coperte di verdi cespugli, dove da ogni parte si levavano canti d'usignoli; ricordo i palpiti del giovane cuore e la dolce, vaga tristezza, per cui ora darei tutto quel che resta della mia vita che si sta spegnendo».


Commenti personali
Inizio piacevole e interessante, ben scritto. Purtroppo dopo un po' la descrizione della visita della nuora alla famiglia del marito diventa estremamente noiosa. Peccato poi che la fine lasci la storia indefinita.

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