Note dell'editore Le Tragedie in due battute, di cui qui presentiamo un'ampia scelta, segnano, anche cronologicamente, l'inizio della folgorante carriera di Achille Campanile. Una carriera che comincia nei giornali. Siamo attorno al 1920 e il giovane Campanile fa il lavoro oscuro del cronista. Un giorno deve passare una mesta e patetica vicenda cimiteriale: una povera vedova che per tanti anni ha portato quotidianamente fiori sulla tomba del marito, un mattino viene trovata riversa accanto alla lapide. Si è uccisa. Tanto va la gatta al lardo... è il titolo che sceglie Campanile. Silvio D'Amico, allora direttore della terza pagina, sobbalza: costui o è pazzo o è un genio, e lo chiama con sé. Dobbiamo convenire con il direttore: Campanile era un genio, un genio dell'assurdo, a volte tenero, a volte feroce, come vediamo in queste vertiginose tragedie in due battute.
da leggere
Possedeva l’antidoto contro il terribile veleno della vecchiaia. Sapeva leggere.
(Louis Sepulveda)