Note dell'editore Il venticinque settembre milleduecentosessantaquattro, sul far del giorno, il Duca d'Auge salì in cima al torrione del suo castello per considerare un momentino la situazione storica. La trovò poco chiara. Resti del passato alla rinfusa si trascinavano ancora qua e là. Sulle rive del vicino rivo erano accampati un Unno o due; poco distante un Gallo, forse Edueno, immergeva audacemente i piedi nella fresca corrente. Si disegnavano all'orizzonte le sagome sfatte di qualche diritto Romano, gran Saraceno, vecchio Franco, ignoto Vandalo. I Normanni bevevan calvadòs...
Commenti personali Solo Calvino poteva tradurre bene un testo così fuori dai canoni.
Leggendo il suo commento si capisce anche il senso dell'opera, altrimenti un po' oscuro.
Si abbina bene alle opere più "assurde" di Calvino e a Ubu di Jarry.
Ci vuole molta immaginazione per riuscire a leggerlo
da leggere
Possedeva l’antidoto contro il terribile veleno della vecchiaia. Sapeva leggere.
(Louis Sepulveda)